PARLIAMONE INSIEME

16 gennaio 2025.
Una nuova pagina per parlare insieme e condividere qualcosa di Bello e Buono
kalòs kai agathòs”.

A presto Stefano.

24 febbraio 2025.
Carissime/i Garanti d’Oro, buona giornata, Stefano.
Con il Comitato direttivo d’accordo, ho pensato di proporvi una testimonianza,
contributo culturale prezioso e proposta decente 😉, dal titolo 
“I miei consigli ai giovani delle Scuole Superiori del III millennio
per il loro futuro professionale e sociale”

immaginandovi in una vastissima aula dove parlare agli studenti
dei Licei e degli Istituti tecnici e professionali.
Con la Vs personalità, determinazione, talento, forza ed entusiasmo avete raggiunto traguardi, certamente in fieri, di eccellenza, sicuramente ringraziando i Familiari e volontà di essere “bravi”, diligenti e curiosi del Bello della Cultura.

Io dicevo ai miei Allievi Infermieri Professionali e OSS:
“mettetevi il tacco 12 della professionalità! fatevi Grandi, perché la Società non ha bisogno di mezze calzette”.

I Vs scritti, se aderirete, verranno inseriti nel mio sito alla pagina “parliamone insieme”, ma li pubblicheremo anche sui social e spero anche su quotidiani online, e se possibile anche cartacei, di portata regionale e forse anche nazionale.
Ho messo la spunta alla mail: dandomi la ricevuta, mi farete capire
di voler aderire a questa iniziativa, e se non mi arriverà, capirò serenamente che gli impegni del “quotidiano” non Vi regalano tempo per altre iniziative.
Termine della consegna, direi metà marzo, e poi … al mio lavoro.
Un abbraccio speranzoso.

I contributi: Cicci Santucci, Lucio Trojano, Alberta Campitelli, Remo Rapino, Bonfiglio Liborio, Vilma Campitelli.
26 febbraio 2025: Cicci Santucci.

Nella mia lunga carriera nel campo musicale ho constatato che un bravo insegnante forma bravi allievi. Quindi i miei consigli sono rivolti sia ai giovani che agli insegnanti.
Innanzi tutto é assolutamente necessario creare una stretta e profonda collaborazione tra  insegnante e studente.
Compito dell’Insegnante é di esporre nel modo più chiaro possibile qualsiasi argomento al fine di renderlo facile. Quindi semplificare al massimo le difficoltà.
Bach non solo era un grande compositore, ma anche un ottimo organista. Al termine di una sua esecuzione un suo allievo gli domandò:
“Maestro, come si fa a suonare così bene?”
e lui rispose:
“E’ facile, basta mettere il dito giusto, sul tasto giusto, al momento giusto.” 
Con questa semplice frase Bach ha sintetizzato perfettamente e esaurientemente come acquisire una buona padronanza tecnica dello strumento.
Il processo di Semplificazione porterà a trovare il modo migliore per spiegare e risolvere un problema usando un linguaggio semplice e chiaro, includendo esempi che aiutino a scoprire la via migliore per ogni soluzione. 
E’ senz’altro interessante poter applicare la frase di Bach a qualsiasi attività.
Altro punto importante é stimolare lo studente, con
”l’inversione dei ruoli”, ovvero, mettere uno studente in cattedra per spiegare una lezione. 
Lui, seguendo i consigli dell’Insegnante, dovrà studiare a fondo l’argomento per renderlo accessibile e comprensibile ai suoi colleghi che dovranno giudicare il suo operato. Questo dà allo studente molta più responsabilità e lo rende più attento alle altre lezioni perché o dovrà a sua volta spiegarle o giudicare l’esposizione di un suo compagno.
Lo Studente dovrà analizzare se stesso per capire, con l’aiuto dell’insegnante e anche dei genitori, quale materia gli riesca più facile tra: letteratura, lingue, storia, geografia, matematica, scienze, musica, sport, ecc.
Ogni persona é diversa dall’altra, ma tutte servono alla società. Quindi é importante capire le proprie tendenze, le proprie doti, doti che costituiranno la futura attività del giovane, la sua ragione di vita, la sua Passione
Quando subentra la passione, lo studio diventa una gioia, sempre più interessante, più soddisfacente, più produttivo e tutto questo porterà al risultato di
usare il dito giusto, sul tasto giusto, al momento giusto!”
Cicci Santucci

Ed ora il pensiero “visivo” di Lucio Trojano, 27 febbraio 2025.

Carissimo Stefano, ecco la mia proposta. Abbracci cari

S.G.: Sottile, intelligente e concreto invito all’azione precoce da un Grande che conosce le mille sfaccettature della vita e delle sue occasioni. Carpe diem!

9 marzo 2025. Dopo le pronte le risposte di Cicci Santucci e Lucio Trojano, adesso c’é quella di Alberta Campitelli, Garante d’Oro del 2013, Storica dell’Arte, Direttrice dell’Ufficio Ville e Parchi Storici presso la Sovrintendenza di Roma Capitale, con il suo messaggio.

Aprirsi al mondo, scoprire le mille sfaccettature che ci offre, non temere ciò che non si conosce ma andare incontro al nuovo, mettersi sempre alla prova. E’ questo il consiglio che dò ai giovani, percorrere le strade anche le più inconsuete che abbiamo davanti con la consapevolezza che alla fine, anche se si ha l’impressione di disperdersi in tanti rivoli, tutto confluisce e contribuisce a farci crescere, a rafforzarci.
Ho avuto un’esperienza in questo senso a dir poco originale: appena laureata sono partita per Varsavia, con una borsa di studio del Ministero degli Esteri.
Non conoscevo una parola di polacco, avevo un tema di ricerca improponibile “Comparazione della transizione dal feudalesimo al capitalismo in area mediterranea e in area nordica”.
Non conoscevo nessuno, era solo un modo per sfuggire al vuoto del dopo laurea. Ed ero iscritta alla specializzazione in Storia dell’Arte!!!
Direte:
cosa c’entrava???
Ma la ricerca a disposizione era quella…
Invece, incredibilmente, quell’esperienza mi ha aperto porte inaspettate di conoscenze, relazioni, amicizie profonde, ricchezza umana, opportunità, che sarebbe troppo lungo raccontare (forse un giorno lo farò) che, nel giro di pochi mesi, mi ha portato ad intraprendere una carriera che mi ha dato moltissime soddisfazioni e guardandomi indietro mi sembra incredibile aver raggiunto tanti traguardi.
Certo ogni tanto penso che se mi avessero dato la borsa di studio in Francia o Inghilterra –le avevo indicate come preferenziali- ne avrei tratto un ottimo francese o inglese:  conoscere il polacco non è stato funzionale in sé, ma quel soggiorno ha avuto risvolti inaspettati. Oggi posso dire che la grande incoscienza che, a 24 anni, mi ha indotta a partire per una terra così lontana dal mio vissuto, si è rivelata vincente.
Quindi il mio consiglio è: non abbiate timore nell’affrontare strade ignote, buttatevi e nuotate! Mia nonna citava un detto di cui ricordo solo la prima parte “… la gallina camminante…” non ricordo la seconda parte, ma il senso era che chi si dà da fare sempre e comunque non rimane mai con lo stomaco vuoto.

(la tua firma dall’accettazione del DISCLAIMER, grazie).

S.G.: Il tuo ricco messaggio mi ha fatto subito pensare a tanti momenti di studi… antichi.
Il primo, a Dante, pellegrino e profeta della conoscenza e della cultura nel V Canto del Paradiso:
“…Se mala cupidigia altro vi grida,
uomini siate, e non pecore matte…”
Gli altri quattro: splendide riflessioni, Alberta, ma quando dici:
andare incontro al nuovo…
percorrere le strade anche le più inconsuete…
mi fa pensare ancora a Dante, al XXVI Canto dell’Inferno con Ulisse:
“… fatti non foste a viver come bruti (o pecore matte)
ma per seguir virtute e conoscenza…”
e
… e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo…”
Ulteriore ricordo da te indotto. Era il 2009, anno del mio pensionamento, quando ho scritto sul mio primo blog www.daddydoctorgym.com un articolo sul “volo” comunque “folle”. Tale aggettivo mi ha portato a Steve Jobs con il suo incredibile modernissimo invito del 12 giugno del 2005:

Folle volo, dicevo, Il “volo“… del gabbiano Jonathan Livingston, ma anche di Ulisse, Icaro, Fetonte, Pindaro e Jim Morrison.

(gabbiani, S.G.)

“…Incoscienza? Condotta irresponsabile? Fratelli miei! Ma chi ha più coscienza di un gabbiano che cerca di dare un significato, uno scopo più alto all’esistenza? Per mill’anni ci siamo arrabattati per un tozzo di pane e una sardella, ma ora abbiamo una ragione, una vera ragione di vita…imparare, scoprire cose nuove, essere liberi! Datemi solo il tempo di spiegarvi quello che…”
Cari Amici: era un volo eccezionale, il più veloce, intrepido ed acrobatico di sempre, sicuramente temerario, quello voluto ed eseguito dal nostro Jonathan, frutto di curiosità, volontà e ardimento. Una sorta di eccezionale e folle volo (folle, come sostantivo, ha il significato di “colui che ha la testa vuota, senza cervello”), quando ormai abitava le nuvole più alte, inaccessibili ai comuni, pigri e demotivati volatili, suoi ex compagni di laggiù…
Tutto questo mi ha riportato questa volta alla Prof.ssa Rita Levi Montalcini, che nel 1987 scrive il libro autobiografico “Elogio dell’Imperfezione” che ti porta a consapevolezza del sé e a programmazione del “mio” futuro…
… nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi…”
ed ancora nel 2004 il suo “Abbi il coraggio di conoscere”, (torna ancora anche Steve Jobs), meravigliosa testimonianza, unitamente al pensiero di Immanuel Kant, della necessità di applicarsi ed apprendere metodologicamente.
Trovo tutto questo appropriato come ulteriore messaggio per i nostri Giovani.

Ma qui mi fermo, ricordando soltanto che secondo Cicerone, il canto delle Sirene nell’epopea omerica è una promessa di conoscenza: Odisseo non fu attratto dalla soavità del loro suono, ma dal desiderio insaziabile di apprendere, anche qui rischiando la vita!
Lasciato Ulisse finalmente ad Itaca, quanto suddetto non ha nulla a che vedere con i già citati Pindaro ed il suo volo lirico destabilizzante, fuori dagli schemi canonici, né tantomeno con Fetonte, figlio di Elio, dio del Sole, nel guidare il carro del padre con tanta inesperienza, esibizione e “follia” destruente, né ancora con l’ardire stolto di Icaro ed il suo volo disubbidiente ed ottuso dall’esito infausto, giustificato però dalle grandi tempeste dello sviluppo dell’adolescenza con la sua fragilità inconsapevole ed entusiasmo estremo.
Ed ancora, in ultimo, trovo invece angosciante e lugubre questa frase di Jim Morrison:
“…è nel momento in cui dubiti di volare che perdi per sempre la facoltà di farlo”,
ma anche qui il nostro Jim si serviva di ali “stupefacenti”, tossiche, deleterie!

Per voi, carissimi giovani, volontà, determinazione e tanti auguri di riuscire a perseguire il vostro, il personale, il costruito cammino giusto, nella speranza che sia libero da paradisi artificiali autodistruggenti, “I fiori del male” tanto amati dal suo Maestro, nato 125 anni prima di lui, Charles Baudelaire.
Ed infine, quinta riflessione, la serendipity, l’esperienza di scoprire o trovare, per caso, una realtà non cercata, spesso preziosa, durante un percorso dedicato ad altro.
Splendida, e forse buffa, la frase di Cristoforo Colombo, al riguardo:
… Ciao ragazzi, vado alle Indie per mare, passando da Ovest!
Ce n’è anche uno bellissimo del M° Mario Ceroli, adolescente, ma non so se potrò pubblicarlo: aspetto il suo consenso, ma in sintesi:
…dovevo andare al II piano, ma ci siamo fermati al I, da dove poi, mi sono ritrovato rimbalzato negli USA e nel Mondo (!!!)
Più Serendipity casereccia di così!
E allora, Grazie Alberta, per la piccola/GRANDE vacanza culturale seduto al pc: sono reminiscenze estremamente positive, sperando siano efficaci, ma anche perseguite.

10 marzo 2025. Il contributo di Remo Rapino.
 “I miei consigli ai giovani delle Scuole Superiori del III millennio
per il loro futuro professionale e sociale”.

Il Prof. Remo Rapino.

Credo che, per quanto cercherò di dire, potrebbe essere giusto e significativo iniziare così:
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. (La città futura, 11 febbraio 1917).
Sono parole di Antonio Gramsci, uno dei più originali pensatori del Novecento, tra i più grandi  italiani dell’epoca nostra, per la traccia incancellabile che col pensiero e coll’azione egli ha lasciato.
Conoscerne la vita e gli scritti se ne potrebbero ricavare indicazioni importanti e utili per quanti, i giovani in particolare, hanno il coraggio di gettare sguardo al futuro, con la ragione e col cuore.
Lungi da me dare consigli sui giorni che verranno. Sarebbe cosa retorica e densa di eccessive responsabilità. Inviterei a coltivare gesti, per gli altri e insieme agli altri, recuperare il più possibile, proprio in questa stagione che viviamo
(“tempi bui” direbbe Bertolt Brecht)
il valore alto della “Politica” in quanto appartenenza alla Polis, partecipazione alla Comunità degli uomini. In sintesi ricordare sempre di essere uno degli altri, coltivando i valori dell’amicizia, della solidarietà, dell’accoglienza del diverso, dell’amore in senso nobile e largo. Insomma costruire una architettura dei pensieri e sentimenti dove tornare ad appartenersi, a riconquistarsi, come i protagonisti del film di Wim Wenders, Il cielo sopra Berlino, non a caso uomini ma anche angeli.
Certo ognuno di noi è un’isola. Il che ci porta a due considerazioni.
La prima: sull’isola è bene farsi un po’ Robinson e laicamente conservare, in ogni caso, la propria anima ovvero coltivare i propri sogni e lottare per essi.
La seconda: le isole formano sempre un arcipelago, il mare le divide eppure, nel contempo, le unisce:
Nessun uomo è un’isola, Ogni uomo è un pezzo del continente (John Donne, 1624). Si tratta semplicemente di gettarsi in acqua e navigare, nuotare, verso le altre isole, gli altri Robinson. Tutto questo presuppone l’amore per le parole.
La parola è una lucina che rischiara il fondo della balena e permette a Pinocchio di trovare Geppetto, di salvarlo e di salvarsi, riconquistando il senso più vero del vivere.
In conclusione scegliere con onestà intellettuale lontani dal privilegiare, l’effimero, il successo, il profitto, l’egoismo, e muoversi, invece, verso un orizzonte essenzialmente umano. Senza farsi illudere dall’arroganza dei tecnologismi, delle presunte, spesso false, intelligenze. Heidegger, filosofo significativo del ‘900, diceva che la tecnologia, di per sé, non pensa, ma deve essere solo uno strumento che risiede nelle mani e nella mente degli uomini.
A questo punto del viaggio, sempre mettendo in conto il rischio del naufragio, qualsiasi scelta sarà positiva e ricca di gratificazioni interiori, comprese le ricchezze che, anche dai naufragi, possono venire, rendendoci migliori. Ecco perché la parola è un gesto che incrocia altri gesti nel necessario impegno contro l’indifferenza. Così di tutto potremmo permetterci: anche la sincerità.
Buona vita.

Grande Remo, che bello leggere … “gli Altri”, con la loro storia, talento, ambiente, cultura, messaggi, equivale per me a metabolizzare e a proiettarmi in avanti, nel senso di apprendere “comodamente” Cose e cogliere Frutti di esperienza preziosi, riflettere e cercare di migliorarsi. Vedo ancora che sia Alberta che Remo si servono, fra l’altro, dello stesso verbo “nuotare”, non galleggiare, che è passivo, tipo ameba, azione che richiede risorse importanti, talora estreme (chiedo perdono per l’immagine prepotente dell’angoscia delle tragedie del Mediterraneo che datano ormai 10 lustri), per raggiungere lidi favorevoli di fortuna, “isole di un solo continente”, “sempre mettendo in conto il rischio del naufragio”, scrive Remo, ma anche e perché no, à la buena de Dios.
O serendipity? Forse, ma meglio pensare ad eventi ricercati e perseguiti con volontà, determinazione, consapevolezza del sé e sudore.
Concludo, Amici, con una mia frase:
bisogna essere forti ed avere amore dei … “tacchi 12” (la Cultura, la Professionlità e l’Amore per il nostro Lavoro).
Ancora Grazie, Remo, “parliamone insieme!”

Un momento Remo, al tempo!
Che ne pensi di chiedere a Liborio se vuole partecipare?
Lui certamente, non Professore, ma Maestro di Vita, di sicuro potrebbe dire di sì. Ci spero molto.
E’ il primo pomeriggio dell’11 marzo: ecco che arriva il richiesto contributo.
Carissimo Presidente, ecco le sbandature verbali dell’amico Liborio: sbandare, a volte, fa bene alla mente e al cuore. In amicizia, Remo.

Mo che mi vengono a sfruculiare a me, proprio a me, io Bonfiglio Liborio, ‘na

Illustrazione di Patrizio Marini.

cocciamatte, per dare qualche consiglio ai giovani che devono guardare e andare avanti nella vita che gli aspetta, e che posso dire io che già sono arrivato alla fine del viaggio, e che fatica che è stata, piena di segni neri e di sogni sfasciulati. Io non sono buono a striccicare le parole giuste pe’ ‘sta cosa, che poi se succede, e può sempre succedere, una scivolata fallimentare nella vita di qualcuno, va a finire che la colpa è pure mia e come si dice, sopra al cotto l’acqua vullente. Mi ci provo, ma già a pensarci mi vengono le trimilizie e la pelle mi s’arruffa a culo di gallina. Io posso dire solamente che a me la scuola mi piaceva da piccolo, e ci andavo matto per le poesie, specie quelle dove c’erano gli animali, il bue che uno gli voleva bene, i pastori con le pecore, un cane che lecca la mano, una cavallina che non torna, ma più di tutte quella che parlava di una collina, che dietro c’era l’infinito e un silenzio grande pieno di parole belle, che uno ci si perdeva dentro. Poi andavo sempre alla ricerca, notte e giorno, del numero più grande del mondo, e ancora lo cerco, ma mi sa che manco prima di morire lo potrò leggere sulla lavagna della vita mia. Poi c’è stata la fabbrica, che mi ha insegnato tanto, specialmente l’amicizia dei compagni e pure la bellezza del lavoro. In tutti i miei giorni ho letto solo un libro, ma un sacco di volte, che si intitolava Cuore e sopra a quelle storie mi ci sono fatti certi pianti che le lacrime tutte le ho consumate. Mi dispiaceva per il povero Franti, mi stava simpatico Garrone, mentre Bottini, tutto uno gné gné, mi stava sulle palle, e mica poco. Io penso che i libri, tutti i libri, sono una cosa buona che può aiutare a sopportare la vita e pure ad aggiustarla un poco. Però il sentimento più grande rimane sempre quello di voler bene agli altri, di aiutare chi, per disgrazia, è caduto a rialzarsi, fargli una carezza d’incoraggiamento e, se ci sta, pure a regalargli un tocco di pane e una mela. Mo, pure se sono un poco balengo, alla finale del film solo ‘sto consiglio mi viene: se uno si porta nel cuore un sogno, ecco, allora, a quel sogno gli deve andare sempre appresso, gli deve misurare le pedate. Così potrà ritrovarsi felice insieme a tutti gli altri, pure loro felici, ognuno col suo sogno in tasca. ‘Na buona salute a tutti da

Cocciamatte e FIOMMista – 11 marzo 2025
Grande Remo, splendido passo, fitto fitto, non ingenuo e semplicistico, ma profondamente naturale, spontaneo, profondo.
Ho fatto bene a chiederti di intervistare quel cocciamatte.
Metto in evidenza: l’interesse per la scuola, la poesia, la ricerca del numero più grande, l’amicizia dei compagni e pure la bellezza del lavoro, voler bene agli altri… e, se ci sta, pure a regalargli un tocco di pane e una mela.
La saggezza e la resilienza non sono frutti della Cultura, ma dell’indole, del proprio carattere e della visione razionale, analitica della realtà che ci si presenta. La reazione vitale positiva e genuina di questo, per me, “cocciasaggia”, é un momento didattico di grande rilevanza attuale, con formidabili presa di coscienza e capacità adattativa.
Splendido Liborio!

Ed ora, 11 marzo , il contributo di Vilma Campitelli, Garante dello scorso anno.
I miei consigli ai giovani delle Scuole Superiori del III millennio per il loro futuro professionale e sociale.

La Prof.ssa Vilma Campitelli
(foto di Gianluca Scerni)


Un mondo che cambia rapidamente, cambia inconsapevolmente gli aspetti della vita di ogni giovane, di ogni essere, di ogni civiltà, cambia la proiezione del pensiero ed i modi di vivere.
Provocatoriamente i giovani di oggi sono come i giovani di sempre: desiderosi di conoscere il diverso, il nuovo in un’ottica divergente da quella passata.
Elogio questi giovani per godere di una libertà libera dalle ideologie e dagli schemi culturali precostituiti, dall’essere liberi dai pregiudizi moralistici e religiosi, indifferenti alle grandi campagne idealistiche e vivono con tanta voglia di divertirsi e di essere se stessi.
Elogio questa generazione per i loro sentimenti e gli affetti. Non hanno più paura di esprimere quello che sentono e il desiderio non è più visto come debolezza e incapacità ma sono da subito uomini e donne che piangono, ridono, sono felici e tristi senza vergognarsi. Il loro cuore è desiderio di bene, di bello, a volte anche di male e di possesso, esattamente come il cuore di tutti i giovani che sono venuti al mondo dall’inizio dei tempi.
Il grande passo verso le tecnologie è obbligatorio e nessuno li può fermare perché fanno parte della costruzione evolutiva delle precedenti generazioni.
Consiglio ai giovani del III millennio di non smettere mai di essere curiosi e di ascoltare la voce dentro, di non fermarsi mai di fronte alle sfide che possono diventare grandi opportunità. Investire nei propri sogni con amore e tenacia dove i destini diventano destinazioni e le strade diventano mete.
L’impegno etico e politico contro ogni forma di intolleranza deve essere trovato in uno sforzo umano e intellettuale, quello sforzo che serve per capire e disinnescare i discorsi che sfruttano e si approfittano dell’ignoranza che è il nostro peggior nemico. Abbracciare la diversità e accogliere le differenze permette di costruire relazioni forti ed una società più inclusiva.
Consiglio di cercare l’eccellenza in qualunque cosa fanno e non accontentarsi mai subito perché in ogni cosa c’è sempre dell’altro.
La ricerca e la scoperta sono l’anima del progredire ed anche loro, in questo momento, inconsapevolmente, lo stanno consegnando ai futuri giovani.
Non c’è nessuno come te, il tuo valore risiede proprio nella tua unicità.  

Vilma Campitelli con il Premio: l’Uomo Vitruviano su bozzetto del M° Mario Ceroli, I Garante del 1998.
(Opera della Gioielleria Aroval di Annalia Di Battista, Lanciano).
(foto di Gianluca Scerni)

12 marzo. Grande Vilma, sottolineo alcuni tuoi passi:
elogio questa generazione, desiderio di bene, di bello,
(se ne evidenzia il lato positivo con la cultura classica);
i giovani di oggi sono come i giovani di sempre: desiderosi di conoscere il diverso, il nuovo;
la ricerca e la scoperta sono l’anima del progredire.
(ritorna l’Ulisse di Alberta),
liberi dai pregiudizi moralistici e religiosi, indifferenti alle grandi campagne idealistiche;
(libertà di pensiero, nella speranza di non essere schiavi dell’effimero prepotente e castrante della mala gestio dei social media),
non smettere mai di essere curiosi e di ascoltare la voce dentro, di non fermarsi mai di fronte alle sfide,
(ritorna anche Steve Jobs).
Frasi belle, nate ex imo corde da una “Mamma” virtuale, intelligente, sensibile e razionale che si rivolge ad infiniti “Figli” anch’essi virtuali, tranne che al Conservatorio, immettendo in loro energia, fiducia, ottimismo, ma associati da un grande impegno… del … “tacco 12” di Stefano, per emergere nella professione futura.
L’entusiasmo e la gioia del conoscere, dello studio appropriato e finalistico rappresenta un anestetico della fatica.
Grazie Vilma!

Di poco fa due messaggi di Valentino Pace e di Carlo Cecati. Parteciperanno volentieri a questa specie di forum appena “l’istituzionale” glielo permetterà.
Sempre Grazie!

Per eventuali condivisioni e commenti, sperando numerosi da parte soprattutto delle/dei Dirigenti Scolastici e dei Giovani Studenti, scrivere alla mail del sito:
ilfrentanodoro@gmail.com